
La canapa è anche cibo. E piace sempre più!
Sotto forma di semi, olio, farina, la canapa è un ingrediente ormai usato in molte pietanze.
Nella sezione In cucina con Maria con ricette semplici e facili da preparare potrete gustarne il suo sapore sia in piatti dolci che salati.
La canapa oltre che essere buona è soprattutto un’amica per la nostra salute. I semi, la farina e l’olio dei semi di canapa contengono tutti gli 8 aminoacidi essenziali per la sintesi proteica; vitamine; acidi grassi essenziali nel giusto rapporto tra omega 3 e omega 6 che regolano l’attività metabolica; sali minerali, come calcio, magnesio e potassio, essenziali per la vita del nostro organismo.
La canapa rappresenta un vero e proprio concentrato di benessere che la natura ci dona. Viene paragonata al maiale vegetale perché, analogamente, di essa non si butta via nulla. Infatti anche le infiorescenze, custodenti innumerevoli effetti benefici per il nostro organismo, potrebbero essere usate in campo alimentare. Tuttavia, dobbiamo però tenere ben presente la normativa in vigore.
Novel food
In ambito nazionale, seppur la legge 242/2016 – “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” – cita espressamente l’uso alimentare della Cannabis sativa L., incentivando e promuovendo la sua coltivazione e trasformazione, è con decreto del 4 novembre 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 gennaio 2020, che il Ministero della Salute ha definito i livelli massimi del cannabinoide tetraidrocannabinolo (THC) consentiti negli alimenti ai fini della commerciabilità. L’allegato II, di cui all’art. 5, comma 1, di tale decreto definisce i limiti massimi di tetraidrocannabinolo. All’art. 4, c.1, vengono definiti quali sono gli alimenti derivati dalla canapa: semi, farina e olio ottenuti dagli stessi.
Tale decreto tratta, quindi, i semi e annessi derivati (olio e farina) quali prodotti per l’utilizzo nell’alimentazione umana.
I semi hanno sì notevoli proprietà benefiche, ma sappiamo che è nelle infiorescenze che sono presenti i principi attivi della pianta, tra cui i cannabinoidi.
Se ci addentriamo a leggere il decreto in questione, tra le premesse tra i tanti “visto” e “considerato” ritroviamo le seguenti diciture “nuovi alimenti” e “novel food”:
- “visto il regolamento (UE) n. 2015/2283 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015 relativo ai nuovi alimenti e che modifica il regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio e abroga il regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1852/2001 della Commissione;
- considerato che semi e derivati di semi di canapa per uso alimentare hanno fatto registrare una storia significativa di consumo come alimenti prima del 1997 e, pertanto, non sono da considerarsi novel food ai sensi del predetto regolamento (UE) n. 2015/2283.
Cosa ci dice, in sostanza, questo decreto?
I prodotti a base di semi di canapa e i derivati di semi di canapa, vista la prerogativa che il loro consumo come alimento risulta documentato prima del 1997, non rientrano nell’elenco dei cd. novel food, ovvero “nuovi” alimenti che necessitano di un iter autorizzativo molto lungo per essere riconosciuti come tali ai sensi del Regolamento CE 258/97.
Ma per quanto riguarda le infiorescenze come siamo messi a livello normativo?
L’Unione Europea ha previsto di inserire la Cannabis, CBD e cannabinoidi in genere (compresi gli estratti) nell’elenco dei novel food, rimettendo poi a ogni Stato membro, dotato di competenza esclusiva in materia di sicurezza alimentare e tutela del consumatore, la decisione su quali sostanze siano o meno definite, appunto, quali novel food. E ogni stato prende tale decisione sulla base delle “prove” dell’uso alimentare.
Quindi, se da un lato esistono noti ricettari dei secoli scorsi trattanti l’uso dei fiori in cucina e le loro proprietà benefiche (basti pensare a tisane, birra), e dall’altro abbiamo le disposizioni della L. n. 242/2016 che incentivano e promuovono la coltivazione e trasformazione della canapa industriale per destinazione alimentare e cosmetica, questo ci fa capire il perché il nostro comparto stia chiedendo a gran voce dei chiarimenti in merito alle infiorescenze, in conformità anche alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Sul piano comunitario la posizione è rivolta a considerare il CBD un prodotto naturale, non psicotropo né intossicante. Ricordiamoci che l’Onu, su raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 2 dicembre 2020 ha riconosciuto la cannabis come pianta medicinale cancellandola dalla tabella IV della Convenzione del 1961 sugli stupefacenti.
Quindi, la massima autorità mondiale in campo sanitario ha riconosciuto la cannabis come una risorsa terapeutica.
Noi auspichiamo che la normativa possa fugare ogni dubbio così da permettere l’utilizzo, al più presto, anche in campo alimentare della canapa in tutte le sue parti (non solo semi e annessi derivati).