Oggi i nostri occhi piangono per un pianeta che soffre a causa dei nostri comportamenti. E, purtroppo, continuerà a farlo se non vengono prese le dovute misure.
L’emissione smisurata di anidride carbonica (CO2) in atmosfera, risultato della ossidazione (combustione) dei combustibili fossili, sta portando all’aumento dell’effetto serra da cui ne deriva l’innalzamento delle temperature con conseguenze molto preoccupanti per l’ambiente e, quindi, per noi.
Ma cosa si può fare per aiutare il pianeta?
Anna
Anna, oltre al fatto che ciascuno di noi può dare il proprio piccolo contributo per ridurre le emissioni di CO2 (per esempio limitando al minimo il consumo di carne, evitando il consumismo sfrenato, privilegiando i mezzi di trasporto pubblici o la bicicletta, razionalizzando l’uso dell’energia elettrica), bisogna informare e far conoscere gli enormi benefici per l’ambiente che si possono ottenere piantando canapa.
Bino
L’uso smisurato del legno per la produzione di carta porta a deforestazioni con conseguenti dissesto idrogeologico ed estinzione di numerose specie vegetali ed animali.
La carta che noi tutti utilizziamo è il risultato di un processo di fabbricazione basato sulla pasta di legno (invenzione del 1844 di Fiedrich Gottlob Keller, un tessitore in Sassonia). Con tale sistema il legno viene macerato per estrarne le fibre. Da tali fibre si ottiene una pasta che una volta stirata e lisciata permette di ottenere il foglio che noi tutti conosciamo, previo sbiancamento dello stesso. E per sbiancarla, purtroppo, è necessario trattarla, in considerevole percentuale, con prodotti chimici dannosi per l’ambiente.
La fibra e il legno della canapa sono, invece, già di colore bianco e non richiedono l’utilizzo di sostanze chimiche.
Bino mi dicevi, poi, che un ettaro di canapa produce la stessa cellulosa prodotta da 4 ettari di foresta!
Anna
Sì, e bisogna considerare anche che per avere ettari di foresta bisogna attendere decenni!
Bino
Caratteristica della canapa è che si tratta di una pianta con un ciclo di vita di sei mesi. Questo significa che possiamo produrre molta più carta utilizzando sempre gli stessi terreni con evidenti benefici in termini di non deforestazione e desertificazione di nuove zone.
Uno sguardo al passato.
Da quello che si apprende, fonti storiche assegnano l’invenzione della carta alla Cina ben 2mila anni fa.
Lino e canapa erano le due materie prime maggiormente utilizzate e grazie alla loro vasta disponibilità la produzione si diffuse in altre zone dell’Asia. Con esse si producevano vestiti, reti da pesca, vele per navi. Materia grezza per la carta erano brandelli di stoffa usata. La cosiddetta “carta di stracci”, contenente fibre di canapa, ricavata da materiale di scarto e vecchi vestiti, è una carta pregiata e resistente.
Alla fine del XIX secolo la maggior parte della carta era prodotta con fibra di canapa: libri, bibbie, carte geografiche, banconote, giornali erano fabbricati con canapa.
L’uso della canapa per la produzione di carta ha lasciato il suo segno nella storia. Nel 2001 l’UNESCO ha inserito nell’elenco della Memoria del mondo la Bibbia di Gutenberg stampata proprio sulla carta di canapa. Fu il primo libro stampato in Europa con la tecnica dei caratteri mobili realizzato nel 1453 a Magonza.
Bino
Anche la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 come anche le banconote in Francia prima dell’avvento dell’euro erano stampate su carta di canapa.
Anna
Fu con la rivoluzione industriale che la carta divenne un mezzo di comunicazione di massa e il bisogno divenne superiore alla disponibilità di stracci. Dapprima libri, quotidiani, per poi passare alla fine del 1800 a carta igienica, imballi, elementi d’arredo divennero prodotti di largo consumo. Per la produzione di carta di canapa furono necessarie macchine per la lavorazione della cellulosa. Un nuovo procedimento che utilizzava la filaccia (stoppa) del fusto della canapa, fino a quel momento considerata un sottoprodotto. La carta di canapa è più resistente ed elastica rispetto alla carta di lignocellulosa e, soprattutto, non necessita l’impiego di sostanze chimiche per il suo trattamento.
Ma cosa accadde? Perchè a spopolare fu, invece, la carta di cellulosa?
Anna
Nel 1937 Lammot Du Pont aveva appena brevettato dei procedimenti per la produzione della plastica dal petrolio e dal carbone, nonché tecniche di produzione della carta dal legno, tramite solfati e solfiti, più economiche i cui processi furono industrializzati. Furono stanziati ingenti investimenti nei nuovi prodotti sintetici derivanti dal petrolio.
Du Pont trovò strada facile per i suoi affari quando la coltivazione della canapa negli USA venne proibita. Il 14 giugno 1937 il presidente Roosevelt firmò il Marijuana Tax Act che impedì la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, anche a scopo medicamentale.
Sto leggendo che DuPont, azienda chimica fondata a Wilmington nel 1802, è presente in oltre 70 paesi e produce una vasta gamma di prodotti e servizi destinati a una varietà di mercati che includono agricoltura e alimentazione, arredamento e costruzioni, elettronica e comunicazioni, sicurezza e protezione, trasporti.
Bino
“Casualmente” con l’inizio del proibizionismo della canapa, la carta di cellulosa, con minori costi di lavorazione, spopolò e si diede così inizio allo sfruttamento delle foreste, una fonte apparentemente gratuita.
Una nuova visione più ecologica.
È necessaria una nuova presa di coscienza con innovazioni tecnologiche rivolte all’impiego di materiali ecologici e sostenibili. E la canapa lo è in quanto:
- non prevede l’impiego di pesticidi per la sua coltivazione;
- può essere facilmente piantata quasi ovunque e arricchisce i terreni nei quali viene coltivata;
- la sua lavorazione non necessita di sbiancanti chimici;
- la carta può essere riciclata fino a sette volte.
Tutto questo si traduce in un maggiore rispetto per l’aria e l’ambiente.
Attuare dei comportamenti sostenibili (e anche civili) lo dobbiamo non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future.