Nelle precedenti vignette abbiamo potuto conoscere alcuni degli utilizzi della canapa (dall’edilizia, dall’abbigliamento, alla bioplastica, all’alimentare etc..) e abbiamo scoperto come in passato era largamente coltivata e impiegata. Un tempo della canapa nulla andava perso. Era una risorsa paragonata al maiale vegetale perché di essa non si buttava via nulla: una pianta unica nel suo genere.
Anna: “Ma se la canapa era alla base dell’economia di molti paesi come mai è stata messa al bando? Cosa successe? Come mai è stata così tanto demonizzata?
Bino: “Anna, dobbiamo tornare indietro al 1937 quando il Congresso degli Stati Uniti d’America emanò la Marijuana Tax Act (firmata dal presidente Roosevelt)”.
Ma stiamo parlando di canapa giusto…Come mai la dicitura “Marijuana” Tax Act?
Anna
Ottima osservazione mia cara. Abbiamo fino ad ora parlato di canapa o cannabis e giustamente il nome di questa legge riporta la dicitura “Marijuana” quasi a darle un’accezione per così dire più “trasgressiva”, negativa”.
Bino
Qualcosa non mi torna…
Anna
Canapa, cannabis, hemp, marijuana, sono tutti termini che riconducono alla stessa pianta.
In particolare, marijuana è il nome in lingua spagnola dato dai messicani.
Ma cosa c’entrano i messicani?
Anna
Diciamo che furono la goccia che fece traboccare il vaso…
Bino
È nel 1910 che ebbe inizio la rivoluzione messicana contro la dittatura militare dell’allora presidente generale Porfirio Díaz che terminò ufficialmente con la promulgazione della costituzione politica degli Stati Uniti Messicani nel 1917, sebbene gli scontri armati continuarono sino al 1920.
La Rivoluzione partì dall’élite progressista messicana ostile a Díaz per, poi, estendersi alla classe media fino ai contadini delle zone rurali e alle altre classi lavoratrici. La Rivoluzione creò il regime politico che per decenni, fino al 2000, guidò il Messico, con un processo di riforma economica liberista iniziato negli anni 1980.
Furono anni di violenti scontri. I migranti varcavano il confine di Texas e Louisiana portando con sé lingua, cultura, costumi e tradizioni come anche l’usanza di fumare la canapa.
Gli americani chiamavano la canapa, invece, hemp o cannabis e la utilizzavano per moltissimi usi sia dal punto di vista industriale, quale cordame, per le loro navi, per gli equipaggiamenti militari, ma non dimentichiamo che veniva custodita anche nell’armadietto dei medicinali…
Ci fu un tempo che la canapa era il perno dell’economia…
Anna
Esatto! E questo ci fa riflettere di come siano cambiate le cose…
Bino
La guerra contro questa pianta cominciò agli inizi del ‘900 quando serviva una scusa per criminalizzare i messicani e la si trovò proprio nella canapa giungendo al 1937 con la Marijuana Tax Act che non vietò espressamente il possesso e il consumo, ma che di fatto rendeva impossibile l’utilizzo. La legge fu emanata su richiesta dell’ispettore del Federal Bureau of Narcotics (FBN) Harry Anslinger. Anslinger riuscì ad ottenere da parte dell’allora ministro del tesoro Andrew Mellon, suocero di Anslinger, l’inserimento di una clausola che delegava l’FBN (nato cinque anni prima) ad avere competenze amministrative e potere di polizia.
Fu così che qualsiasi transazione commerciale riguardante la pianta, o derivati di essa, veniva tassata di un dollaro e venne instaurato un complesso sistema burocratico a carico dei possessori e coltivatori. Qualsiasi tentativo di evasione veniva addirittura punito con cinque anni di reclusione oppure fino a 2000 dollari di multa, o entrambe.
La pianta assunse così l’appellativo di marijuana che alle orecchie degli americani suonava come un qualcosa quasi di sinistro. Non solo alle orecchie, ma anche alla vista, perché si innescò una campagna mediatica che portò a una demonizzazione della canapa dipinta come un’erba assassina al pari dei messicani, considerati dei criminali di razza inferiore che fumavano marijuana.
Tale campagna, che al giorno d’oggi ai più sarebbe parsa al limite del ridicolo, ebbe l’obiettivo di attribuire ai “fumatori di marijuana” ogni più efferato delitto dipingendo così la canapa come la causa di tutti i mali della società. Nelle sale cinematografiche venivano proiettati documentari grotteschi e ridicoli. Gli slogan erano: “fuma uno spinello e probabilmente ucciderai tuo fratello”; “la musica dei negri, ispanici, filippini è satanica e questo è il risultato dell’uso di marjuana”; “la marijuana provoca nelle donne bianche il desiderio sessuale verso negri, artisti e altri”; “è una droga che provoca assuefazione e produce insanità, criminalità e morte”; “gli spinelli inducono i negri a pensare di essere come gli uomini bianchi”….
Sembra tutto così assurdo; mi pare così inverosimile!
Anna
Eppure questa – purtroppo – è storia.
Bino
Si giocò tutto su evidenti pregiudizi razziali e la canapa nell’opinione pubblica cominciò a diventare sinonimo di droga.
In aggiunta, da motore dell’economia di molte nazioni, la canapa stava dimostrandosi un forte ostacolo alla nascente industria petrolchimica. Senza cadere nella facile teoria del “complottismo”, se la canapa fosse sparita dalla circolazione il petrolio non avrebbe avuto alcun impedimento alla sua ascesa, così anche le industrie della carta con le nuove fibre sintetiche non si sarebbero trovate la strada spianata per imporre la pasta di legno come unica materia prima per la carta.
Quindi, da un lato il pregiudizio che ha portato a una demonizzazione della canapa, decretandola quale sostanza illegale pericolosa, e dall’altro la comparsa delle industrie statunitensi petrolchimiche. Un anno prima dell’emanazione della Marjiuana Tax Act l’industriale e magnate Dupont produsse il nylon. Nel decennio successivo fecero la loro comparsa l’acrilico e il poliestere.
Arriviamo al 1961 quando l’ONU classificò ufficialmente la cannabis come stupefacente. Anche in questo frangente rispunta Harry Anslinger divenuto rappresentante americano della Commissione ONU per le droghe stupefacenti.
Facendo un balzo al presente, in molti oggi vogliono aprire quel cassetto dove per troppo tempo è stata accantonata la canapa.
Molte persone stanno abbandonando i pregiudizi nei confronti di questa preziosissima pianta che la natura ci offre (perché è solo di questo che si tratta) e si stanno avvicinando a un mondo che, soprattutto chi ne necessita per la propria salute, di stupefacente ha solo evidenze scientifiche sempre più promettenti e di speranza per molti pazienti.
Dal punto di vista terapeutico la richiesta di regolamentazione e l’accesso alle cure a base di cannabis è una battaglia di civiltà perché la civiltà di un paese si misura proprio da come viene garantito il diritto alla salute.
Nella prossima vignetta dei nostri amici cANNABINOidi arriveremo a una data tanto attesa – 02/12/2020 – fatidica per chi da tempo si batte per la normalizzazione del settore della canapa. Dopo 50 anni, su indicazione dell’OMS, l’ONU ritorna sui suoi passi togliendo la cannabis dalla tabella delle sostanze stupefacenti riconoscendone il suo valore terapeutico.