
È il mese di luglio 2018 che decidiamo di iniziare la nostra avventura coltivando canapa sativa.
Ripensando a quell’estate ci emozioniamo sempre. Maria col suo fare sognante che disegna su un foglio di carta la sua coccinella e inizia a pensare al nome della ditta; Nicola che, dopo un periodo di vita difficile, riprende a vivere e lo fa con le mani nella terra. Non più il Nicola assicuratore in giacca e cravatta, ma un Nicola diverso, con le crocs in campo (divenute poi il gioco preferito di Violet…), pantaloni e calzini sempre sporchi di terra (anche quelli in bocca a Violet) e… un sorriso stampato in volto. Anzi, un sorriso stampato su entrambi i volti!
Con indosso i suoi leggins coi colori dell’arcobaleno, Maria, quale donna, ha capacità organizzative e supervisiona il lavoro del proprio compagno affinché il tutto avvenga per il meglio!
Avrete capito che questi testi li sta scrivendo proprio lei!!!
Bino e Nicola
Quando si semina la canapa
La semina è il passo iniziale più importante. In campo aperto, si effettua quando la temperatura si stabilizza sopra ai 15°C. Oramai, il clima sembra più non seguire i ritmi convenzionali e ci ritroviamo a vivere delle stagioni bizzarre. Generalmente, comunque, qui in Carnia è giugno il periodo ideale per la semina.
Nel 2018 partimmo in ritardo seminando a luglio e le piante raggiunsero, comunque, altezze degne di nota. Tuttavia, è l’anno successivo con una semina anticipata di un mese che il torcicollo per ammirare le loro punte si fece sentire!
La germinazione dei semi
Sempre dal clima è legata la germinazione che avviene in 5-15 giorni. Umidità elevata e temperatura costante sono le condizioni ideali affinché possiamo vedere spuntare le prime foglie (chiaramente la serra montata nel 2020 è stato un grosso aiuto in tal senso).
È sempre un’emozione quando inizia la fase vegetativa. Quando dalla terra affiorano quelle foglioline verdi abbiamo stampato in volto il sorriso di due bambini.
Nicola quando vede le sue prime piantine è, a dir poco, in completa estasi (più di quando riceve la notizia che sua mamma ha fatto il tiramisù!).
È così che iniziamo ad avere cura di loro…
Legge 242/2016 “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Detta legge “reca norme per il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa (Cannabis sativa L.), quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversita’, nonche’ come coltura da impiegare quale possibile sostituto di colture eccedentarie e come coltura da rotazione” (art. 1).
All’art. 2 vengono previste le varietà ammesse alla coltivazione. Come accade anche per le altre specie vegetali, ve ne sono diverse.
Un po’ di storia sulle specie di canapa
Alcuni botanici ritengono esista una sola specie, quella sativa, altri tre, chi ne prevede ancora di più. Le diverse varietà sono il risultato di specifici adattamenti all’ambiente in quanto le condizioni pedoclimatiche potenziano questa o quella caratteristica.
Nel 1753 Carlo Linneo diede il nome di Cannabis sativa, dove cannabis è il nome del genere e sativa indica il fatto che, all’epoca, era oggetto di normale coltivazione. Venne, poi, il momento del naturalista francese Jean-Baptiste Lamarck che nel 1785 pubblicò la descrizione di una nuova specie di cannabis coltivata in India, diversa da quella scoperta in precedenza: la “cannabis indica”. Per finire, attorno al 1900 quando il botanico russo Janichevsky individuò una terza varietà di canapa, originaria della Russia, oggi conosciuta con il nome di “cannabis ruderalis”.
Per ragioni che nulla attengono alla botanica, la Cannabis è stata poi divisa in funzione degli usi: indica per indicare quella per usi “terapeutici”; sativa per indicare quella a uso industriale (esistono tuttavia anche fenotipi utilizzati per uso terapeutico); e ruderalis per indicare una specie caratteristica, appunto, del nord Europa che non regola le fasi della propria vita in base al fotoperiodo, ma dai giorni – circa 70/90 – che intercorrono dalla germinazione del seme alla sua fioritura.
Infine, si arriva ai giorni nostri, sull’onda della L.242, a indicare anche la categoria “cannabis light”. Ai fini legislativi, si definisce “light” la cannabis sativa il cui contenuto del cannabinoide THC- delta – tetraidrocannabinolo risulta inferiore allo 0,5%.